Le imprese che si impegnano a offrire un pacchetto di servizi di Welfare Aziendale il più completo possibile ai propri dipendenti, stanno davvero esaudendo i desideri dei propri collaboratori?
Purtroppo, nella maggior parte dei casi, non è così!
Come testimonia anche il recente studio europeo “Il Grande GAP 2025”, oggi il divario (gap) tra ciò che l’azienda crede sia giusto fare e ciò che il lavoratore chiede sta diventando sempre più invalicabile.
Capiamo quindi quali sono le cause di tale incongruenza e come porvi rimedio.
Come nasce l’incomprensione del grande gap che non fa funzionare il Welfare Aziendale
Il “Grande Gap” nasce da un malinteso strutturale: le aziende progettano iniziative di Welfare basandosi su supposizioni o trend generali, senza ascoltare in modo attivo i bisogni reali dei propri dipendenti.
Lettura di approfondimento: L’importanza della comunicazione nel Welfare
Da un lato, il management crede di investire in soluzioni innovative e inclusive; dall'altro, i lavoratori percepiscono questi interventi come distanti, poco utili o addirittura inutilizzati.
A peggiorare la situazione contribuiscono spesso:
● una comunicazione interna inefficace;
● la mancanza di strumenti di ascolto;
● l'assenza di una cultura aziendale realmente orientata al benessere individuale.
Questo scollamento non solo riduce l’efficacia delle politiche di Welfare, ma mina profondamente anche la fiducia tra azienda e collaboratori.
Come capire cosa si aspettano dall’azienda i dipendenti e di cosa hanno davvero bisogno
Per superare questo divario, è essenziale attivare canali di ascolto continui, strutturati e credibili. Non bastano iniziative sporadiche o sondaggi una tantum: serve un approccio sistematico, partecipativo e trasparente.
Il Welfare non può essere semplicemente un add-on, ma diventa un fondamento della cultura dell'azienda stessa.
Alcune leve strategiche, utili per ridurre il gap possono essere:
● ascolto attivo e continuo, instaurando un dialogo costante, che va ben oltre la semplice raccolta di feedback.
● La co-progettazione del Welfare, coinvolgendo i lavoratori nella definizione delle priorità e nella scelta dei servizi personalizzabili.
● Analisi dei dati raccolti, per interpretare i bisogni in modo scientifico, grazie a strumenti di survey* ben costruiti.
*Ecco che entrano in gioco i questionari Welfare, i sondaggi e le Wellbeing survey, strumenti fondamentali per raccogliere insight e creare un’offerta davvero personalizzata.
Capiamo meglio di cosa si tratta!
Welfare Survey questions: cosa sono e a cosa servono i sondaggi per il Welfare
Le Welfare Survey questions (questionari Welfare) sono domande ben strutturate, che mirano a comprendere il livello di soddisfazione dei dipendenti rispetto ai servizi di Welfare già offerti e, soprattutto, a rilevare eventuali bisogni non ancora intercettati, per sfruttarli nelle future proposte.
Le aree più indagate includono: il valore percepito dei benefit attuali, le priorità personali e familiari (es. supporto alla genitorialità, trasporti, salute), il livello di accessibilità e utilizzo dei servizi e suggerimenti per nuove iniziative.
Utilizzando tale strumento, le aziende possono mappare le reali esigenze, confrontare i dati con gli obiettivi strategici e ridefinire l’offerta in modo più mirato.
Il Wellbeing survey: cos’è e a cosa serve un questionario sul benessere delle persone
Il Wellbeing survey è un sondaggio che si concentra invece unicamente sul Wellbeing appunto e sul benessere psico-fisico del dipendente, considerandolo in modo olistico, a 360 gradi.
Non si parla ovviamente quindi di benefit economici o materiali (o per lo meno non solo), ma di come l’ambiente lavorativo, le relazioni interne, la flessibilità e il carico mentale influenzano il quotidiano.
Le aree di indagine più comuni comprendono in questo caso: equilibrio vita-lavoro, stress lavoro correlato e carico emotivo, benessere mentale, soddisfazione, relazioni interpersonali con colleghi e manager, capacità di dialogo, senso di appartenenza e motivazione.
Insieme alle Welfare Survey, questi strumenti permettono di costruire una fotografia chiara del clima aziendale e del benessere percepito, fornendo dati preziosi per decisioni HR più consapevoli.
Colmare il “grande gap” tra azienda e lavoratore non è solo un obiettivo etico, ma una strategia vincente per attrarre e trattenere talenti, aumentare l’engagement e migliorare la produttività.
Welfare & Wellbeing non possono più essere pensati come interventi standard, né come elementi a sé stanti, ma come processi dinamici, da costruire insieme ai dipendenti attraverso l’ascolto e la partecipazione attiva.
Solo tramite il dialogo, e quindi strumenti efficaci come le survey aziendali, è possibile passare da una logica top-down a una vera cultura del benessere condiviso.