Negli ultimi anni, si sta assistendo - a livello globale - a una trasformazione profonda delle scale di valori, ossia a un cambio di rotta riguardo all’importanza relativa di uno o più aspetti della vita, che sta influenzando vari ambiti sociali, culturali e lavorativi anche in Italia.
Tali cambiamenti sono frutto di una complessa interazione tra fattori demografici, economici e tecnologici, che stanno ridefinendo le priorità e le aspettative della popolazione, specialmente tra le diverse generazioni.
Proviamo allora ad analizzare in sintesi in cosa consistono questi cambiamenti in atto in Italia e le loro ripercussioni sul mondo del lavoro.
Come stanno cambiando le scale dei valori in Italia?
La società italiana sta vivendo una fase di trasformazione, che stravolge anche le scale di valori tradizionali.
Fino a qualche decennio fa, infatti, il lavoro era al centro delle priorità individuali e collettive e la sicurezza lavorativa era uno degli obiettivi predominanti.
Oggi, invece, assistiamo a un crescente interesse per l’equilibrio tra vita privata e professionale (work life balance), la realizzazione personale e il benessere psicofisico.
Il lavoro rimane ovviamente un aspetto importante, ma è spesso visto come semplice “mezzo”, utile per raggiungere obiettivi più ampi, piuttosto che come un fine in sé.
Alcuni fattori che stanno guidando questo cambiamento includono:
● la crisi economica e la precarietà lavorativa, che hanno reso “utopica” l’idea di una stabilità lavorativa come priorità assoluta.
● L’avanzamento tecnologico, che ha prodotto nuove opportunità di lavoro flessibili.
● Il nuovo punto di vista delle generazioni più giovani, che danno più valore alla qualità della vita, all'ambiente e alla giustizia sociale, rispetto alle generazioni precedenti.
Un'importante conferma di questi cambiamenti era già emersa dal 7° Rapporto Censis-Eudaimon, che evidenzia - tra le altre cose - come il 75% dei lavoratori italiani consideri oggi il Welfare Aziendale una componente fondamentale per il proprio benessere e per la qualità della vita.
Ne deduciamo che i lavoratori non cercano più solo retribuzioni adeguate, ma anche supporto alla salute, alla formazione e al benessere psico-fisico.
Il rapporto evidenzia, inoltre, anche come il 56% dei dipendenti sia disposto a cambiare lavoro, pur di migliorare il proprio equilibrio tra vita privata e professionale, indicando un netto spostamento delle priorità.
Il ruolo crescente del welfare aziendale
In base a quanto appena detto, risulta evidente come il Welfare Aziendale giochi un ruolo sempre più cruciale in questo nuovo panorama.
Le aziende che oggi offrono pacchetti di Welfare ben strutturati – che includono benefit come l'assistenza sanitaria, programmi di formazione, supporto alla genitorialità e flessibilità oraria, in aggiunta a centri estivi per i figli e non solo - – risultano più attrattive per i talenti e in grado di mantenere elevati livelli di soddisfazione e produttività tra i dipendenti.
Il Welfare Aziendale si è evoluto da strumento accessorio a elemento strategico per il benessere dei lavoratori.
Sempre secondo il rapporto Censis-Eudaimon, infatti, il 60% dei lavoratori italiani ritiene che il Welfare Aziendale dovrebbe essere esteso, in quanto non lo considera più un “bonus”, ma una componente essenziale per garantire una vita lavorativa di qualità.
Il Welfare Aziendale contribuisce infatti a mitigare fenomeni come il burnout, creando un ambiente in cui il dipendente si sente maggiormente apprezzato e supportato.
Nuove scale di valori
Solamente il 25% della popolazione mondiale oggi afferma di sentirsi pienamente rappresentato dalle politiche e dai programmi dei propri governi e le trova in linea con i propri valori.
Allo stesso modo, nel contesto lavorativo attuale, i I collaboratori non si accontentano più di un lavoro ben pagato, ma cercano anche un ambiente di lavoro inclusivo, opportunità di crescita personale e flessibilità.
Le aziende che comprendono e soddisfano tali bisogni possono quindi ridurre il turnover e attrarre e mantenere i talenti migliori.
Uno fra gli strumenti più noti per cercare di misurare tali cambiamenti nel contesto lavorativo, si è la Scala di Likert, utile per indagare la soddisfazione dei dipendenti, le loro aspettative e i loro valori, permettendo così alle aziende di adattarsi ai cambiamenti.
Recenti sondaggi mostrano - ad esempio - che sempre più lavoratori italiani attribuiscono un valore elevato alla flessibilità oraria, al lavoro da remoto e alla sostenibilità aziendale.
I nuovi valori della Gen Z
Secondo i dati ANSA, possiamo riassumere i valori universali della Gen Z (ossia dei nati tra il 1997 e il 2012) in 11 punti:
- Benevolenza, per preservare e promuovere il benessere delle persone
- Universalismo (Sociale), come comprensione, apprezzamento, tolleranza, protezione, giustizia e uguaglianza
- Autodeterminazione, come libertà di pensiero e azione
- Sicurezza, come come stabilità personale e della società
- Universalismo (Naturale), come conservazione dell’ambiente naturale e degli animali
- Stimolazione, come ricerca di sempre nuove sfide
- Successo personale
- Tradizione, come accettazione delle usanze afferenti alla propria cultura o religione
- Piacere personale e gratificazione dei sensi
- Conformismo, come aderenza ad aspettative e norme sociali per non alterare gli equilibri
- Potere, come status sociale e prestigio
Disaffezione lavorativa e generazioni a confronto
La disaffezione al lavoro è particolarmente marcata soprattutto tra le nuove generazioni, che mostrano meno entusiasmo verso il concetto tradizionale di carriera.
Il fenomeno, strettamente legato ai cambiamenti delle scale di valori, si riscontra soprattutto tra Millennials e Gen Z, che tendono a dare priorità a esperienze significative, tempo libero e lavori che possano rispecchiare i loro valori personali.
Al contrario invece, le generazioni più mature, come i Baby Boomers, hanno sviluppato una forte etica del lavoro, basata sulla stabilità e la sicurezza finanziaria.
I gap generazionali conducono inevitabilmente a una frattura nel modo in cui il lavoro viene percepito e vissuto, lanciando nuove sfide per le aziende, che devono gestire una forza lavoro intergenerazionale.
Indicatori demografici e previsioni per il 2025
Gli indicatori demografici italiani indicano un progressivo invecchiamento della popolazione, con una forza lavoro che si riduce.
Ciò comporta un aumento della competitività nel mercato del lavoro, sia per i lavoratori che per le aziende.
Le previsioni per il 2025 suggeriscono che il lavoro da remoto, la flessibilità e la digitalizzazione saranno delle componenti fondamentali nel determinare le future scelte lavorative.
Chi saprà comprendere e adattarsi alle nuove necessità e priorità ne trarrà vantaggio, mentre coloro che rimarranno ancorati ai vecchi valori rischieranno di perdere attrattiva.
Per concludere quindi: le scale di valori in Italia - così come nel resto del mondo - stanno cambiando sempre più rapidamente e sono fortemente influenzate dalle recenti trasformazioni culturali, economiche e tecnologiche.
Tali cambiamenti stanno ridefinendo anche il rapporto degli individui con il proprio impiego, promuovendo un crescente interesse per il benessere, la realizzazione personale e la flessibilità, e le imprese che riconoscono e si adattano alle nuove priorità saranno molto probabilmente le stesse che prospereranno nel prossimo decennio.
Essere consapevoli delle trasformazioni in atto e saperle sfruttare a proprio vantaggio è l’unico modo per rimanere al passo con i tempi!