Quante volte ti è successo di ricevere le dimissioni di un dipendente?
Quante volte hai dovuto iniziare tutto da capo nella formazione del personale?
Forse in azienda c’è qualcosa che non va…
Il turnover del personale è un problema da non sottovalutare. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire meglio innanzitutto cos’è il turnover aziendale, quali ne sono le cause e come porvi rimedio.
Cos’è il turnover aziendale?
Il termine "turnover" può riferirsi a diversi contesti, principalmente nel mondo del lavoro, delle finanze e delle attività commerciali.
Tra tutte queste accezioni del termine, ci concentriamo oggi sul turnover del personale.
Nel contesto delle risorse umane e della gestione del personale, il turnover si riferisce infatti al tasso con cui i dipendenti lasciano un'organizzazione e vengono sostituiti da nuovi assunti; è un indicatore importante per le aziende, in quanto specchio della stabilità e della soddisfazione lavorativa all'interno dell'organizzazione.
H3: La definizione di “turnover” o “attrition rate”
Traducibile letteralmente dall’inglese come "rotazione" o “ricambio”, il turnover aziendale, noto anche come "rotazione del personale" o "tasso di ricambio del personale", è una misura del numero o della percentuale di dipendenti che lasciano il luogo di lavoro e vengono sostituiti da nuovi assunti in un determinato periodo di tempo.
Il turnover viene quindi definito come il processo attraverso il quale i dipendenti di un'azienda lasciano (volontariamente o involontariamente) il proprio impiego e vengono sostituiti da nuovi assunti.
Il turnover viene spesso anche definito come “attrition rate”, ossia “tasso di attrito” o “tasso di abbandono”.
Tale indicatore viene espresso in termini percentuali e calcolato su base mensile, trimestrale o annuale.
Come si calcola il tasso di turnover?
Esiste una semplice formula matematica per il calcolo del turnover del personale.
Tasso di Turnover = (N. di dipendenti usciti / N. medio di dipendenti) × 100
Dove il numero di dipendenti usciti equivale al numero totale di dipendenti che hanno lasciato l'azienda in un determinato periodo e il numero medio di dipendenti corrisponde invece alla media del numero di dipendenti presenti in azienda nel medesimo lasso di tempo.
Diversi tipi di turnover del personale
I motivi per cui un lavoratore lascia un’azienda possono però essere i più diversi; di conseguenza, possono quindi esistere svariate tipologie di turnover del personale, che - in base alle cause - possono distinguersi anche per “gravità”.
- Turnover Volontario
Quando i dipendenti scelgono di lasciare l'azienda per varie ragioni, come migliori opportunità di lavoro, insoddisfazione o cambiamenti personali.
- Turnover Involontario
Quando i dipendenti vengono licenziati o allontanati per decisione dell'azienda, per motivi di performance, riduzioni del personale, o altre cause aziendali.
- Turnover Funzionale
Quando il turnover riguarda dipendenti con basse performance.
- Turnover Disfunzionale
Quando il turnover riguarda dipendenti ad alto valore o con alta performance.
Nella maggior parte dei casi, insomma, il ricambio del personale non ha un’accezione positiva… Vediamo perché.
Conseguenze negative di un eccessivo ricambio del personale
Anche se spesso sottovaluto, il turnover del personale - oltre ad essere una cartina tornasole dell’attrattiva aziendale e del livello di benessere dei lavoratori - può avere diverse implicazioni negative per le aziende.
- Costi di reclutamento, selezione, formazione e integrazione dei nuovi dipendenti.
- Calo della produttività, a causa della perdita di esperienza e competenze.
- Logoramento del morale e della motivazione dei dipendenti rimanenti.
- Perdite di tempo, per forgiare i nuovi assunti.
D’altra parte, un tasso di turnover moderato può anche portare una ventata d’aria fresca, con nuove idee e competenze, contribuendo all'innovazione e al rinnovamento organizzativo, ma senza esagerare!
Un altro tasso di turnover aziendale non può che essere indiscutibilmente indice di una qualche forma di “malessere” da parte dei dipendenti.
Il turnover è un sintomo, come la febbre: bisogna identificare le cause per porvi rimedio.
Da cosa è causato il turnover?
Come abbiamo già detto per il fenomeno della disaffezione al lavoro e per la sindrome da burnout, le cause che conducono al licenziamento sono spesso legate a delle carenze, delle mancanze o delle politiche di lavoro scorrette o poco incentivanti, presenti all’interno dell'azienda.
Se il turnover del personale è causato dal “malessere” e dall'insoddisfazione del personale, l’unica soluzione possibile è, per contrasto, la ricerca del “benessere” dei lavoratori e - conseguenzialmente - anche dell’impresa.
La parola stessa “welfare” (benessere) racchiude quindi in sé la soluzione al problema.
Come ridurre il turnover del personale e gestire, valutare e motivare le risorse umane in azienda?
Le aziende possono cambiare, adottando diverse strategie per gestire il turnover del personale in modo efficace, tramite:
- il monitoraggio dei tassi di turnover, per identificare le cause e sviluppare strategie mirate.
- Politiche di retention, implementando programmi atti ad aumentare la soddisfazione e la fidelizzazione dei dipendenti, come sviluppo professionale, riconoscimenti e benefit.
- La creazione di un ambiente di lavoro più sano, inclusivo, collaborativo e positivo.
- Supporti concreti al work-life balance dei dipendenti, valorizzando anche il tempo libero.
- Sostegni economici.
In base a quanto detto finora, l’attivazione di un piano di Welfare Aziendale, con un adeguato piano di corporate wellbeing e welfare marketing, può rappresentare quindi una soluzione univoca al problema.
Il turnover del personale è un indicatore chiave delle dinamiche lavorative di un'azienda e della sua capacità o meno di trattenere talenti.
Una gestione efficace, tramite politiche di welfare, è quindi cruciale per il successo e la stabilità dell'organizzazione.