Oggi, mercoledì 30 gennaio 2019, viene presentato a Roma il 2° Rapporto Censis-Eudaimon sul Welfare Aziendale.
Il Rapporto mira ad analizzare la delicata relazione esistente tra le aziende e i lavoratori e ad approfondire lo studio di quelle iniziative capaci di promuovere una migliore qualità della vita all’interno dell’organizzazione.
Il tema del welfare aziendale, analizzato concretamente già nel 1° Rapporto Censis-Eudaimon, ha presentato risultati rilevanti dal punto di vista di diffusione e di apprezzamento da parte dei lavoratori, in un modo tale per cui possiamo dire di essere nella giusta direzione per ampliare la considerazione del welfare come una vera e propria leva per il benessere aziendale e non solo come un mero vantaggio fiscale.
A tal proposito, ciò che emerge dallo studio è che sono i lavoratori stessi a dichiarare un impatto positivo del welfare aziendale sull’engagement, inteso come senso di appartenenza, di coinvolgimento e di identificazione con l’azienda, che si esplicita in un clima di benessere e di miglioramento della qualità della vita:
- Il 57% dei lavoratori intervistati beneficiari di piani di welfare, parla in modo positivo dell’azienda presso cui lavora, sia dentro che fuori dall’organizzazione stessa;
- Il 51% dei lavoratori dichiara di avere una propensione minore a cambiare azienda;
- Il 45% dei lavoratori assicura di avere un sentimento di appartenenza nei confronti dell’azienda sempre maggiore;
- Complessivamente, il 76% dei lavoratori afferma l’impatto positivo del welfare sulla vita aziendale di tutti i giorni.
L’impatto positivo dell’applicazione del welfare all’interno delle organizzazioni non ha però la possibilità di influire sulla capacità delle aziende italiane di creare occupazione, senza nessun altro aiuto dall’esterno. Infatti, lo studio ha analizzato che nel decennio 2007/2017 il numero di occupati in Italia è diminuito del -0,3%, risultato completamente opposto al trend decisamente positivo dei vicini tedeschi (+8,2%). Nel particolare, la percentuale di tasso di occupazione è più bassa nel Mezzogiorno (34,3%), mentre si alza al Nord-Ovest (49,7%) con il culmine al Nord Est (51,1%).
2° RAPPORTO CENSIS-EUDAIMON SUL WELFARE AZIENDALE
Percentuali così variabili si riflettono anche sul divario nell’andamento delle retribuzioni. I protagonisti italiani delle disuguaglianze reddituali sono operai, impiegati e dirigenti: negli ultimi vent’anni è avvenuta la redistribuzione interna del reddito individuale, con riduzione di quello degli operai e impiegati e aumento di quello delle posizioni più elevate.
Oggi si lavora sicuramente molto di più rispetto al passato. Gli orari si sono allungati, gli straordinari sono all’ordine del giorno, la competizione crescente sul mercato ha imposto ritmi frenetici e nervosi.
Attenzione, però.
Sono milioni i lavoratori che presentano ricadute negative dell’attività lavorativa sulla propria salute e sulla qualità della vita:
- 5,3 milioni di persone presentano ad oggi sintomi da stress da lavoro;
- 4,5 milioni di persone dichiarano di non avere tempo per sé, per i propri hobby e le proprie passioni;
- 3,6 milioni di persone hanno difficoltà a conciliare le attività familiari con il lavoro;
- 2,4 milioni di persone vivono in un clima di conflitti e contrasti in famiglia la cui causa è il troppo tempo passato al lavoro.
Siamo in grado di quantificarli? Sono numeri decisamente troppo elevati. L’applicazione del welfare aziendale come sostegno alla vita lavorativa di ogni persona dovrà essere l’evoluzione del futuro più prossimo.
Il mondo economico di oggi DEVE adattarsi, ma come? Le persone sono il fulcro del cambiamento.
Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon, spiega la sua visione di azienda come luogo di condivisione e comunità:
"La ricerca condotta dal Censis con Eudaimon evidenzia, un po’ a sorpresa rispetto al pessimismo dilagante, che ci sono le condizioni migliori per fare del welfare aziendale la leva con cui coinvolgere i collaboratori, far convergere i loro interessi con quelli dell’impresa e creare una comunità al lavoro. Si può andare molto al di là dei risparmi fiscali e puntare dritti a più produttività e più benessere.”