Determinare i pro e i contro del welfare aziendale è il primo passo, per un’organizzazione, per capire se sia una scelta davvero vantaggiosa, e valutare se convenga attuare un piano welfare oppure no.
In primis vanno valutate le risorse, umane ed economiche, che si hanno a disposizione, e in secondo luogo vanno soppesate le esigenze dei dipendenti.
Il programma di welfare è infatti per sua natura totalmente personalizzabile, perciò è opportuno che i due parametri siano in linea con il piano che si deciderà di organizzare.
Nei prossimi paragrafi vediamo quali sono i benefici e gli svantaggi del welfare aziendale sia per i dipendenti, sia per le aziende.
Welfare aziendale: i vantaggi per le aziende
Come abbiamo visto anche nell’articolo dedicato alle differenze tra fringe benefits e welfare aziendale, i benefici di adottare un programma di welfare ricadono anche sulle aziende, non solo sui dipendenti.
Tra i vantaggi tangibili del welfare c’è:
- l’opportunità di attirare talenti e trattenerli: le aziende che offrono benefit e servizi vantaggiosi sono più attraenti per i candidati di alto livello e hanno una maggiore probabilità di attirare e trattenere i dipendenti chiave.
- Un ambiente produttivo: un dipendente che si sente apprezzato e coinvolto, e viene sostenuto nell’organizzazione delle proprie risorse, è un dipendente che lavora più produttivamente, di norma.
- Il minor turnover del personale: in un’azienda dove tutti si sentono supportati, i dipendenti stessi sono più inclini a rimanere a lungo, riducendo il turnover che costa all’azienda tempo e risorse economiche per formare nuove figure.
- Una migliore reputazione sociale: l’attuazione di un programma di welfare aziendale è un segnale positivo per i clienti, i fornitori e gli investitori. Dimostra che l'azienda si preoccupa non solo dei profitti, ma anche del benessere dei suoi dipendenti e della comunità in generale.
- La diminuzione dei casi di burnout e di assenteismo: i programmi di welfare aziendale che includono assistenza psicologica o piani di promozione delle salute possono aiutare i collaboratori a gestire meglio la loro salute fisica e mentale, riducendo di fatto l’assenteismo dovuto a malattie legate allo stress.
- Sgravi fiscali: in alcuni casi, che variano da settore a settore, è possibile accedere alle detrazioni fiscali riguardo i costi del welfare.
Insieme ai vantaggi per le aziende, ci sono ovviamente anche quelli per i dipendenti, che sono i veri destinatari e beneficiari del welfare aziendale. Vediamoli!
I vantaggi del welfare aziendale per i dipendenti
La politica del welfare risulta davvero vantaggiosa per i dipendenti, in quanto consente loro di accedere a una vasta gamma di servizi e benefici, che nel caso dei fringe benefit sono parte integrante della retribuzione, ma distinta da quella tradizionale indicata sulla busta paga.
In particolare, i vantaggi per i dipendenti sono:
- migliore qualità di vita: sia per quanti riguarda il lato economico, sia in termini di organizzazione personale e di gestione della famiglia.
Questo grazie ai servizi includibili in piani welfare come asili nido aziendali, servizi di baby-sitting, copertura delle spese per l’istruzione e il mantenimento dei figli, etc.
- Sicurezza finanziaria: benefit come i piani pensionistici aziendali possono aiutare i dipendenti a costruire una maggiore sicurezza finanziaria per il futuro.
- Migliore work - life balance: la possibilità di avere orari flessibili o di lavorare da casa, permette di conciliare meglio la vita personale con quella professionale.
- Maggiore sostegno economico: tutti i benefit presenti nei programmi welfare, direttamente e indirettamente offrono un sostegno e un risparmio economico lungo tutti i fronti dalle spese quotidiane (dalla spesa alla salute).
Fin qui, il welfare sembra un aspetto praticamente doveroso, tanti sono i vantaggi per entrambe le parti in gioco.
Ci sono tuttavia degli svantaggi nell’attivazione di welfare e benefit? Vediamolo.
Welfare aziendale: ci sono svantaggi per le imprese?
Il primo punto che rende svantaggioso il welfare aziendale è naturalmente l’impiego di risorse: si tratta di un investimento per l’impresa e come tale include un dispendio di risorse (tempo, soldi e figure professionali) che si devono mettere in campo affinché il programma di welfare sia efficiente.
Inoltre, c’è da considerare anche un minimo di complessità amministrativa, in quanto gestire continuativamente un programma di welfare aziendale può avere degli impatti anche sulle risorse amministrative e comportare una maggiore complessità nella gestione delle risorse umane.
Le normative che regolano i programmi di welfare, infatti, sono complesse e richiedono un minimo di impegno da parte dell’azienda. Si può sopperire a tali difficoltà affidandosi ad aziende che si occupano di guidare tali processi, ma anche questa è una potenziale difficoltà: sapersi orientare nella scelta del provider giusto, che sappia intercettare i bisogni di ogni “popolazione aziendale”.
I limiti del welfare aziendale per i dipendenti: quali sono?
Anche se all’apparenza il welfare aziendale porta solo benefici ai lavoratori, possiamo individuare alcune limitazioni (non propriamente svantaggi), che dipendono principalmente da come viene implementato e gestito il piano all’interno dell’organizzazione.
Anche nella peggiore delle ipotesi, gli svantaggi sono ridotti al minimo da entrambe le parti.
In questo caso, più che veri e propri svantaggi, si tratta di situazioni in cui il dipendente potrebbe sentirsi vincolato in alcune scelte. Ma parliamo comunque di scelte che insistono su benefici a suo vantaggio.
Tra queste limitazioni del welfare aziendale per i dipendenti troviamo:
- scelte personali vincolate: l’azienda offre determinati servizi o benefici all'interno del suo programma, che tuttavia potrebbero non essere in linea con le preferenze personali di ciascun dipendente.
Ad esempio, potrebbe offrire solo una determinata assicurazione sanitaria o servizi di assistenza all'infanzia che non soddisfano le esigenze di tutti i dipendenti.
- Disparità e/o iniquità: il welfare aziendale è solitamente proporzionale ad anzianità e ai livelli di compenso dei vari collaboratori. Pertanto alcuni lavoratori potrebbero ricevere benefici più generosi rispetto ad altri (ma questo vale anche per i compensi di ciascun lavoratore, è nella logica delle cose).
- Dipendenza dall'azienda per servizi essenziali: se l'azienda offre servizi essenziali come assistenza sanitaria o alloggio, i lavoratori potrebbero trovarsi in una posizione vulnerabile qualora dovessero essere interrotti tali servizi.
- Franchigie e spese non coperte: anche se i programmi di welfare aziendale offrono benefici gratuiti, potrebbero esserci dei “costi non coperti” dal piano welfare per i lavoratori. Ad esempio, i programmi di assistenza sanitaria potrebbero comportare costi aggiuntivi in termini di franchigie o spese mediche non coperte.
Per concludere, possiamo affermare che, se gestito efficacemente, il welfare aziendale comporta unicamente vantaggi sia per le aziende che per i loro collaboratori.
È difficile e sbagliato, infatti, parlare di svantaggi. Semmai ci sono alcuni limiti, rappresentati naturalmente dai confini del piano welfare strutturato dall’azienda.
Per i lavoratori, comunque, si tratta di benefici con forte impatto economico.
D’altro canto per l’azienda, nonostante vadano affrontati investimenti di risorse per l’organizzazione e la gestione dei programmi welfare, il tornaconto in termini di vantaggi fiscali e valorizzazione del personale sono indubbi e superano di gran lunga il costo degli investimenti da sostenere.
Proprio per ridurre le limitazioni che i collaboratori potrebbero percepire, è importante personalizzare il programma di welfare, in base al settore e al contesto sociale in cui opera l’azienda, alle esigenze dei suoi dipendenti e alle risorse disponibili, così da massimizzare i benefici e minimizzare gli svantaggi per entrambe le parti.