Welfare Aziendale_Premio Produzione
22 Dicembre 2023

Chi ha diritto al premio di produzione e perché conviene?

I premi di produzione, conosciuti anche come premi di risultato o premi di produttività, rappresentano un argomento di crescente interesse in ambito lavorativo, ma in realtà affondano le proprie radici già prima della seconda guerra mondiale.

Compaiono infatti per la prima volta, con la denominazione di “premi di produzione”, già nel Codice Civile del 1942, tramite una citazione indiretta nell’articolo 2121.

Sarà però solo nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni sessanta, che i premi entreranno ufficialmente a far parte della storia politico-economica del nostro Paese.

Ma oggi chi ha diritto a ricevere i premi di produttività? Cosa è cambiato?

I premi di risultato rappresentano un vantaggio economico solo per il dipendente o anche per l’azienda?

In questo articolo, cercheremo di chiarire i punti fondamentali relativamente ai premi di produzione: come sono tassati oggi, chi ha diritto a riceverli, l'entità di tali premi, come vengono inclusi nella busta paga e perché rappresentano un vantaggio per ambo le parti.

Cosa sono i premi di produzione o premi di risultato?

I premi di produzione sono una forma di incentivo finanziario che le aziende offrono ai propri dipendenti come riconoscimento per le prestazioni eccezionali o il raggiungimento di obiettivi specifici.

Il premio di produttività rappresenta quindi una quota aggiuntiva, rispetto all’ordinaria retribuzione, che viene riconosciuta ai dipendenti nel caso di incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione.

Il lavoratore può scegliere se ricevere il premio in busta paga o sotto diverse forme, tra cui bonus, commissioni, partecipazioni agli utili o altre modalità di compensazione finanziaria.

In sostanza, i premi di produzione rappresentano un mezzo per ricompensare i dipendenti che contribuiscono in modo significativo al successo e al profitto aziendale.

L'assegnazione dei bonus di produzione non è ovviamente obbligatoria e viene liberamente stabilita dalle singole politiche aziendali e dai contratti di lavoro.

Spesso, sono legati alla produttività, alle vendite, alla qualità del lavoro o ad altri parametri specifici, definiti anticipatamente.

Come sono tassati i premi di produzione nel 2023?

La tassazione dei premi di produzione può variare in base alla legislazione fiscale del paese in cui si lavora.

Le aliquote fiscali infatti possono variare notevolmente da un paese all'altro e da una giurisdizione all'altra. Alcuni paesi possono prevedere agevolazioni fiscali o detrazioni specifiche per i premi di produzione, mentre in altri potrebbero essere tassati al massimo.

È essenziale quindi consultare un consulente fiscale o fare riferimento alla legislazione fiscale locale per comprendere come i premi di produzione sono tassati nel proprio contesto.

Ad oggi in Italia:

  • se il lavoratore sceglie di ricevere il premio di produttività in busta paga può optare per una tassazione agevolata.

Nel 2023 la detassazione è pari al 5% (fino al 2022 era del 10%) purché il premio non superi i 3.000€ lordi annui e il reddito da lavoro dipendente dell’anno precedente non superi gli 80.000€. È inoltre necessario un accordo sindacale di 2⁰ livello.

  • Se il premio di risultato viene convertito in welfare la detassazione è totale, fermo restando il limite del premio a 3.000€ lordi annui e il suddetto limite del reddito del lavoro dipendente.

In questo caso parliamo di “welfare premiale” in sostituzione del premio di risultato.

  • In caso di premialità tramite welfare puro, la detassazione è totale e senza nessun limite; è sufficiente un accordo aziendale interno.
  • Nel caso in cui l’ammontare del premio dovesse superare il limite massimo per usufruire del beneficio fiscale, la differenza sarà da assoggettare a tassazione ordinaria.

Risulta già evidente come il welfare possa agevolare il datore di lavoro, ma andiamo per gradi: iniziamo col capire chi ha davvero diritto di ricevere un premio di risultato.

Chi ha diritto al premio di produttività?

La questione di chi ha diritto o meno ai premi di produzione dipende principalmente dalle politiche aziendali e dai contratti di lavoro.

Secondo la legge, hanno diritto al premio di produzione i lavoratori dipendenti del settore privato, che nell'anno d'imposta hanno conseguito un reddito (da lavoro dipendente) con importi non superiori a 80.000€. L'importo del premio produttività, assoggettabile alla tassazione agevolata, resta in ogni caso di massimo 3.000€.

Tutti i lavoratori dipendenti, che raggiungono degli obiettivi di produzione, vendita o prestazioni specifiche, in base alle regole stabilite dall'azienda, sarebbero quindi idonei a ricevere un premio di risultato, se il reddito lo consente.

Tuttavia però, i criteri di assegnazione del premio di produttività possono variare notevolmente da un'azienda all'altra.

Solitamente, i premi di produzione vengono destinati a dipendenti con esperienza e fidelizzati, che si distinguono per la propria dedizione e per il significativo contributo offerto ai fini del successo aziendale.

Generalmente l’azienda definisce i criteri per ricevere premi di risultato in anticipo, includendo anche indicatori chiave di performance, come il raggiungimento di quote di vendita, la qualità del lavoro o il rispetto delle scadenze, anche per incentivare l’impegno del lavoratore.

A quanto ammonta il premio di produzione?

Anche in questo caso, l'entità dei premi di produzione può variare notevolmente a seconda delle politiche aziendali e dei contratti di lavoro.

Come abbiamo già detto, il premio di produttività, assoggettabile alla tassazione agevolata, non può superare i 3.000€, ma ciò non toglie che al di sotto di tale cifra siano svariate le possibilità tra cui scegliere.

In alcuni casi, i premi possono rappresentare una percentuale delle vendite o dei profitti generati dai dipendenti, mentre in altri casi possono essere un importo fisso o basato su un calcolo specifico.

Solitamente, i premi di produzione vengono calcolati in modo da fornire un incentivo significativo ai dipendenti per raggiungere gli obiettivi prestabiliti e possono costituire una parte sostanziale del reddito complessivo di un collaboratore, soprattutto se contribuiscono in modo significativo al successo dell'azienda.

Come dicevamo però il datore di lavoro può scegliere se commutare il premio in servizi di welfare aziendale o fringe benefit o se elargire il premio di produttività in busta paga.

H3: Il premio di produzione in busta paga

Le modalità di inclusione dei premi di produzione nella busta paga possono variare ovviamente in base alle politiche aziendali, ma nella maggior parte dei casi, i premi di produzione vengono sommati al salario base del collaboratore e possono essere soggetti alle stesse detrazioni e contributi previdenziali previsti per il salario ordinario (se superano il limite stabilito per legge).

Ciò significa che la tassazione, i contributi previdenziali e le detrazioni saranno applicati all'importo totale, che include il premio di produzione eventualmente in eccesso.

Spesso quando il premio di produzione viene posto in busta paga capita però di vedere la sigla PDR: come mai?

Cos'è il PDR in busta paga?

PDR è l’acronimo di "Premio di Risultato", che rappresenta la componente monetaria aggiuntiva della busta paga e che riflette l'importo dei premi di produzione ricevuti.

Questo dettaglio è importante sia per i dipendenti che per l'azienda, poiché consente una chiara identificazione e registrazione dei premi.

Il PDR infatti è incluso nella documentazione della busta paga e fornisce una trasparenza necessaria per la dichiarazione fiscale e la contabilità.

Perché i premi di produzione convengono anche all'azienda?

I premi di produzione non sono solo vantaggiosi per i dipendenti, ma rappresentano anche un investimento per le aziende.

I premi di risultato:

  • incentivano i dipendenti a raggiungere gli obiettivi aziendali,
  • migliorano la produttività complessiva,
  • promuovono una cultura di alto rendimento,
  • possono migliorare la soddisfazione dei dipendenti, riducendo così il turnover,
  • possono ridurre i costi di reclutamento e formazione,
  • contribuiscono a mantenere il know-how all'interno dell'organizzazione.

Dipendenti motivati e gratificati tendono a lavorare con maggiore impegno e dedizione, il che contribuisce al successo aziendale.

Per le aziende inoltre è riconosciuta un’agevolazione contributiva, nel caso in cui i contratti collettivi di secondo livello prevedano strumenti e modalità di coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro.

Parliamo in questo caso di decontribuzione del premio di produttività: ossia se le aziende coinvolgono i lavoratori nell'organizzazione del lavoro, gli viene riconosciuta un'agevolazione contributiva.

In base quindi alla decontribuzione del premio di produttività, i premi di risultato e tutte spese erogate come forma di partecipazione agli utili dell'impresa (con un limite massimo di euro 800€) non necessitano il pagamento dei contributi da parte del lavoratore e scontano una riduzione di 20 punti percentuali su l'aliquota contributiva IVS a carico del datore di lavoro.

Un'altra opzione è la conversione dei premi di risultato in welfare.

Al posto del premio di produttività in busta paga i lavoratori possono optare per la fruizione di fringe benefits e, in tal caso, su di essi non viene applicata l'imposta sostitutiva, poiché non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente, e quindi l’azienda ne risulta ancor più avvantaggiata.

In conclusione, i premi di produzione rappresentano una pratica comune, che beneficia sia i dipendenti che le aziende.

Chi ha diritto o meno a tali premi dipende essenzialmente dalle singole politiche aziendali e dai contratti di lavoro - non essendo l'erogazione dei premi obbligatoria -, ma spesso sono destinati a coloro che si distinguono per prestazioni eccezionali.

La loro tassazione varia in base alla legislazione fiscale locale e può variare di anno in anno.

I vantaggi aziendali derivanti dai premi di produzione sono decisamente notevoli dal punto di vista della produttività, ma possono esserlo anche a livello fiscale, a seconda della modalità di fruizione scelta.


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