I giovani di oggi hanno passione e voglia di imparare. Le idee sono molto concrete, ma la capacità di mettersi in gioco e di imparare dai propri errori gli deve essere insegnata nel mondo del lavoro.
Sono giovani acerbi che hanno di fronte a sé moltissime possibilità ma non sanno come utilizzarle.
Se la tua azienda decide di prendersi questa responsabilità, il risultato sarà sicuramente dei migliori.
Chi sono i Millennials? I Millennials sono ragazzi e ragazze che rappresentano la nuova generazione, cresciuti nell’era della digitalizzazione, della globalizzazione, dell’emancipazione delle minoranze, l’epoca in cui le comunicazioni avvengono attraverso i social network e le informazioni viaggiano più veloci delle notizie su carta stampata.
È la generazione che da poco è entrata in azienda sfoggiando l’entusiasmo di una festa universitaria, hanno finito il lungo (a tratti anche poco concreto) percorso di studi e devono lavorare sodo per ottenere un ruolo nel futuro mondo del lavoro.
In azienda lavorano fianco a fianco con i cosiddetti baby boomers, ovvero con le generazioni che hanno un’esperienza maggiore dati gli anni trascorsi a lavorare.
I Millennials, perlopiù, non sono visti in maniera positiva.
In realtà essi rappresentano una generazione che emana aria fresca, idee innovative e libertà ma sembra che non si impegnino abbastanza, come invece “si faceva ai nostri tempi!”. Sono talenti che lavorano al massimo per sviluppare le proprie competenze, per avere maggiori possibilità in futuro di diventare qualcuno.
Non è quello che ognuno di noi spera per il proprio figlio?
Tuttavia, senza una reale motivazione che li spinga a rimanere nell’azienda in cui hanno cominciato, decidono di scappare verso una nuova avventura capace di donargli più intensità e soddisfazione.
Come agire sulla retention dei Millennial?
“Ah, se avessi avuto io tutti i privilegi che oggi hanno i giovani, sì che avrei saputo come usarli! Mica come le generazioni di oggi che hanno tutto servito!”
Siamo sicuri che sia davvero tutto così preordinato?
Certo i tempi sono cambiati, ma oggi si compete ad un livello più elevato. La differenza tra un giovane e l’altro si misura con i millesimi di una laurea o con un master in più o in meno.
I Millennials dovendosi adattare, decidono di lasciar perdere il proprio lavoro solo nel momento in cui capiscono di non avere reali prospettive di fronte a sé, quando comprendono che i loro obiettivi non coincidono con la cultura aziendale dell’azienda in cui lavorano.
Vuoi mantenere i giovani all’interno della tua azienda?
È difficile fidelizzare i propri clienti, ma lo è ancora di più fidelizzare i propri collaboratori, il vero cuore pulsante di un’organizzazione. Questo condurrebbe ad un vantaggio competitivo senza eguali.
I giovani, abituati ad imparare cose nuove per gran parte della loro vita, riflettono lo stesso atteggiamento anche in azienda: vogliono imparare tutto ciò che possono, si informano, imparano dai colleghi e chiedono alle organizzazioni di poter crescere ancora e ancora, perché le sfide sono sempre dietro l’angolo.
Dobbiamo renderci conto che la differenza sta nella prospettiva e non nel modo di pensare, bensì nelle angolazioni dalle quali si guarda lo stesso elemento. Le figure junior vogliono lavorare tanto quanto le figure senior, ma l’obiettivo che si pongono ha sfaccettature differenti: i giovani sanno di poter dare spazio alle proprie passioni con i servizi a disposizione oggi, mentre i baby boomers vedono il lavoro stereotipato come un “se lavoro di più potrò assicurare al meglio la mia famiglia”.
Vuoi davvero cancellare questo entusiasmo?
Menti giovani che lavorano accanto a menti esperte per raggiungere gli stessi obiettivi. Un sogno?
Assolutamente no.
Sicuramente è necessario per le aziende ascoltare i collaboratori e comprendere fino in fondo le esigenze specifiche di ognuno.
I giovani hanno bisogno di imparare, migliorare le loro competenze ed essere valorizzati, non di essere lasciati in disparte.
Quindi ti starai chiedendo, perché è conveniente investire sui lavoratori se gli stessi, trovata una nuova opportunità, possono lasciare l’azienda?
Sarebbe forse meglio avere al proprio interno dipendenti poco qualificati, che possono lavorare “contro” gli interessi dell’azienda?